Wet-market al bando: fermare il commercio di animali selvatici e la deforestazione per salvarci dalla prossima epidemia
Le Nazioni Unite si sono espresse a favore del bando mondiale dei wet market, o mercati-macello, per bocca della presidente ad interim del programma Biodiversità dell’UNEP, la tanzaniana Elizabeth Maruma Mrema.
“Sarebbe giusto vietare i mercati di animali vivi come già fatto da Cina e altri paesi” ha dichiarato il 6 aprile al Guardian. Il wet market di Wuhan in Cina è stato uno dei primissimi focolai dell’infezione del nuovo coronavirus 2019-nCoV. L’ipotesi tuttora al vaglio degli scienziati è che il mercato dove venivano macellati e venduti animali vivi, anche selvatici, sia stato un incubatore del passaggio dalle specie selvatiche all’uomo innescando la terribile pandemia del 2020.
Il 23 marzo il presidente di EUROPARC, la federazione europea dei parchi, Ignace Schops affermava:
Nel tempo assisteremo a più zoonosi, infezioni animali che fanno il salto di specie come l’Ebola e l’AIDS. Il coronavirus è malattia zoonotica. Non solo, il coronavirus e la epidemia SARS del 2003 hanno due cose in comune. Sono entrambe correlate alla famiglia del coronavirus e vengono entrambe da animali di un wet market in Cina. In un wet market puoi ancora comprare animali vivi o morti come cani, gatti, pipistrelli, serpenti, polli o pangolini e così via. Si pensa che il coronavirus sia nato nei pipistrelli, e sia passato in una delle poche potenziali specie intermedie (un pangolino) che poi l’ha passato all’uomo.
Sebbene il dibattito sulla fonte del contagio sia ancora oggetto di indagine da parte degli scienziati, diventa ogni giorno più evidente che la distruzione degli habitat che ospitano gli animali selvatici e il loro traffico e consumo hanno aperto la strada a una serie di virus che convivono con specie come i pipistrelli senza arrecare danno ma che possono essere letali per l’uomo una volta che la nostra specie viene esposta.
In una intervista del 30 gennaio la virologa Ilaria Capua sosteneva l’ipotesi del passaggio pipistrello-uomo per il COVID-19. A titolo di esempio la virologa descriveva come la distruzione degli habitat abbia innescato la diffusione alla popolazione umana dell’Ebola:
Il primo caso di Ebola nel 2014 si è verificato in una zona della Guinea nella quale avevano deforestato e piantato palmeti. I pipistrelli e gli animali selvatici che stanno nella foresta non essendo completamente stupidi sono andati nei palmeti, perché nei palmeti non hanno predatori e c’è un accesso al cibo più agevole e sostanzialmente una vita più comoda. Che cosa è successo? Che gli uomini che si arrampicavano sulle palme per prendere il frutto della palma si tiravano un pipistrello, se lo mettevano in tasca, lo portavano a casa e se lo mangiavano per cena. Quindi nelle operazioni di macellazione di questi animali il virus è passato, nel caso di Ebola che è una cosa completamente diversa, dal pipistrello direttamente all’uomo perché l’uomo ha invaso uno spazio che era del pipistrello.
Il mammalogo Alexandre Hassanin (università Sorbona, ISYEB) descrive come entrando in contatto con alcune specie naturalmente immuni si sia esposto:
Come definire un bacino? Un bacino è una o più specie animali che non sono molto sensibili al virus, che naturalmente ospitano uno o più virus. L’assenza di sintomi della malattia è spiegata dall’efficacia del loro sistema immunitario, che permette loro di combattere contro le proliferazioni virali.
Anche Hassanin identifica nel pipistrello l’ospite disturbato dall’uomo:
Analisi genomiche comparative hanno mostrato che SARS-CoV-2 appartiene al gruppo dei betacoronavirus ed è molto simile alla SARS-Cov responsabile di una epidemia di polmoniti acute registrate nel novembre 2002 nella provincia cinese del Guandong […] È noto che i pipistrelli Rhinolophus (e potenzialmente numerose specie che vinono nelle caverne) sono bacini di questo virus e che un piccolo carnivoro, la civetta delle palme mascherata (Paguma larvata) può essere stata la specie intermedia tra i pipipstrelli e i primi casi nell’uomo.
Ma il virus così come è giunto a noi potrebbe essere il frutto di una mutazione in un animale infettato con due virus diversi:
[C]omparazioni genetiche suggeriscono che il virus SARS-Cov-2 è il risultato di una ricombinazione fra due diversi virus, uno simile al RaTG13 e l’altro simile a quello del pangolino. In altre parole, è una chimera fra due virus preesistenti.
Fermare l’invasione degli habitat da parte dell’uomo, fermare la deforestazione, e lasciare queste specie selvatiche in pace saranno tutti passi fondamentali per ridurre la probabilità che un nuovo virus infausto si abbatta sulle nostre vite.
Per approfondire
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Ban wildlife markets to avert pandemics, says UN biodiversity chief, 6 aprile 2020, Guardian
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It’s the lack of nature, stupid!, EUROPARC Federation, 23 marzo 2020
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Ilaria Capua e Michele Boldrin, 30 gennaio 2020
- Coronavirus origins: genome analysis suggests two viruses may have combined, The Conversation
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